Condividere l'ansia (della "Prigionia" in una città...)

 Questa mattina mentre stavo percorrendo una strada sulla quale ancora si trovava sia della neve fresca (che stava nel momento cadendo dal cielo mentre io vi camminavo sopra) e altra.. già divenuta sottile strato di ghiaccio, ho pensato al termine " prigioniera" - collegandolo quasi subito dopo l'istante in cui mi è balenata in mente la parola ..a Proust .. e alla sua Prigioniera - nel ciclo della ricerca.. del tempo perduto.

Perciò una volta rientrata a casa sono andata a riguardare la voluminosa opera scritta di Proust, ho letto le prime frasi del suo libro - La prigioniera:

" Al mattino, con la testa ancora girata verso il muro e prima di aver visto, al di sopra delle grandi tendi della finestra, di che sfumatura fosse la striscia della luce, sapevo già che tempo facesse. I primi rumori della strada me l'avevano detto, a seconda che mi giungessero smorzati e deviati dall'umidità o vibranti come frecce nell'area risonante e vuota di un mattino spazioso, glaciale e puro; sin dal passaggio del primo Tramvai, avevo capito se questo era gelato nella pioggia o in partenza per l'azzurro."

Meglio pensare alla letteratura (e ricondurre quel termine a tal contesto) piuttosto che alla "prigionia" e a tutti i limiti che ci sta ancora procurando il Covid19, nel suo continuo perdurare tra di noi, nelle nostre menti, e nella nostra quotidiana realtà.


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