Spiego ciò che ho "compreso" della poesia di Cortazar ("interpretata" nel post precedente)

  Ho cercato un rifugio nell'immaginario poetico di Julio Cortazar. Ho provato a leggere la  sua poesia "Guadagni e Perdite" come se capissi nel modo giusto ogni singola parola di questa. Non credo di esserci riuscita perfettamente, purtroppo qualche passaggio mi è risultato difficile da interpretare/decifrare

La poesia inizia con parole chiare, queste:

Riprendo a mentire con grazia, (un uomo che ammette di mentire) 

Mi chino rispettoso allo specchio

che riflette il mio collo e la cravatta.

Credo d'essere questo signore che esce

 tutti i giorni alle nove.

Gli dei (quali dei?...quelli monoteisti? o del regno politeista? Quelli Greci? Quelli Nordici? Orientali? Occidentali? .....questa è una delle parti che non ho compreso)

Questi dei comunque : sono morti uno a uno in lunghe file 

di carta e cartone.

Niente mi manca, neppure tu mi manchi (Qui mente?)

Sento un buco, però è facile

un tamburo: pelle ai due lati (anche qui è incomprensibile...! Parla di vibrazioni?  Del cuore?

 Poi riprende a dire.. spiegandosi, a parer mio, con più chiarezza :

A volte  torni la sera, quando leggo 

cose che tranquillizzano: bollettini, il dollaro e la sterlina, i dibattitti delle Nazioni Unite. 

Mi sembra cha la tua mano mi pettina. Non sento la tua mancanza!

Solo cose minute all'improvviso mi mancano

e vorrei ricercarle:

la contentezza e il sorriso

(il sorriso: questo animaletto furtivo

che ormai non vive più fra le mie labbra

-da quando ti ho perso )



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